Con ineffabile commozione mi accingo a scrivere il ricordo dei miei suoceri Fausto e Pompilia mossa da profonda gratitudine , per essere stata accolta, trattata ed amata come una figlia; e per avermi donato con gioia, nel mio matrimonio con Antonio, il loro prestigioso nome che oggi, da sola, conservo gelosamente .

La circostanza presente dell’apertura di un sito dedicato a mio suocero Fausto, per la costituzione di un’Associazione che porta il suo nome, ritengo sia l’occasione privilegiata per lasciare un omaggio scritto a Fausto e Pompilia, come memoria di loro alla nostra e alle future generazioni e come testimonianza ai miei figli Fausto e Silvio, del valore dei legami familiari che hanno sperimentato nel quotidiano tra Antonio e me, loro genitori, scoprendo che la radice era collocata nell’eredità interiore di nonni che non hanno conosciuto , né da parte paterna, né da parte materna.

Il primo incontro con i miei suoceri è avvenuto in circostanze e luoghi diversi: Antonio mi presentò sua madre, il 2 giugno 1972, nei giardini del Quirinale, dove avevamo avuto accesso con biglietti di invito indirizzati a Fausto dalla Presidenza della Repubblica per la celebrazione annuale della festa; sono passati davvero tanti anni, ma non posso dimenticare che Pompilia, durante il ricevimento, mi osservava intensamente, ma con tanta discrezione, offrendomi brevi spunti di conversazione; poi, al commiato, mi abbracciò e mi chiamò – figlia mia – . Io ero contenta perché avevo percepito di essere stata gradita e, sulla via del ritorno a casa, Antonio mi disse: – sei piaciuta a mia madre – .

L’incontro con Fausto che, per la sua caratteriale riservatezza, non aveva voluto partecipare a quella festa, è avvenuto invece nella loro casa del villino di Fregene, la località sul mare più vicina a Roma, dove ogni anno, la famiglia trascorreva l’estate. Io posso dire che conoscevo la personalità di Fausto solo “per sentito dire” e mi era stata data sempre di lui un’immagine corrucciata, ma, verso di me, non è stato così: ricordo che, osservandomi con sorridente benevolenza disse una “battuta spiritosa” ed io, tenendo conto delle oscure presentazioni caratteriali che, di lui, mi erano giunte all’orecchio, in quel momento, ho riconosciuto, nelle sue parole spiritose, una modalità affettuosa di mettere me a mio agio .

La caratteristica, comunque, che costituisce il denominatore comune dei due diversi incontri che ho descritto, è stata certo la calda accoglienza manifestata a me da Fausto e Pompilia, ma oggi, rivisitando quelle due circostanze, aggiungo senza esitazione, che oltre alla benevolenza, hanno reso visibile la gioiosa, malcelata certezza di poter contare su di me.

Il 27 giugno 1973, Antonio ed io ci sposammo e il 10 luglio 1974 nasce il nostro primo figlio, Fausto. Furono il nonno Fausto e la nonna Pompilia, il padrino e la madrina di Battesimo del piccolo e conservo, impressa nella memoria e nel cuore, l’immagine di mio suocero che guardava il suo primo nipotino con una tenerezza che non trova attributi, ma non osava toccarlo, quasi per il timore di danneggiarlo anche solo con lo sguardo; Pompilia, caratterialmente più estroversa, invece, teneva il bimbo tra le mani rivolta verso il nonno ed insieme avevano un’espressione di incredulità, nel trovarsi immersi in una realtà che forse avevano tanto desiderato, ma che avevano ritenuto di non riuscire più a vedere. Alcune fotografie custodiscono questi quadretti familiari che ho descritto ed altri, come , ad esempio, le immagini dei nonni che giocano con il nipotino.

fausto_pompilia_piccolo_fausto Fausto e Pompilia con il piccolo Fausto,

nel giorno del Battesimo

Il piccolo Fausto cresceva e frequentemente Antonio lo portava a casa dei nonni, anche, a volte, senza di me, per consentirmi margini di tempo per accudire la casa e svolgere il mio lavoro professionale; Antonio ed io volevamo che i nonni lo vedessero spesso, anche per far si che il bimbo potesse un giorno ricordarli. Il nonno promise al piccolo di dipingere il suo ritratto, ma non prima dell’età di tre anni, per attendere che i lineamenti risultassero stabilmente definiti. Purtroppo, l’attesa fu fatale perché il nonno muore il 30 novembre 1975. Antonio, anche dopo la morte di suo padre, ha sempre continuato a portare il piccolo alla nonna e quando poi usciva dalla sua casa per tornare, Pompilia apriva una delle finestre del salotto che si affacciava su via degli Scialoja e li salutava con la mano, così anche il piccolo Fausto agitava la sua manina ridendo divertito ed Antonio si fermava sulla strada, in quell’atteggiamento, come per imprimere indelebilmente la scena nella mente e nel cuore .

fausto_pompilia_piccolo_fausto

I nonni Fausto e Pompilia giocano

con il nipotino Fausto

L’8 novembre 1977 muore anche la nonna Pompilia e le finestre dell’abitazione in via degli Scialoja restano ormai chiuse, ma Antonio, che ha sempre dedicato tutto il tempo possibile ai nostri bambini, portando il bimbo a passeggio, continuava a passare spesso per via degli Scialoja e lì, il piccolo Fausto un giorno volle fermarsi e, guardando le finestre chiuse, domandò: – papà, perché la nonna non si affaccia più alla finestra per salutarci ? – Tornato a casa, Antonio mi raccontò questo episodio con visibile commozione.

Il 6 aprile 1979 nasce Silvio, tanto desiderato dal fratellino Fausto, da Antonio e me ed anche ansiosamente atteso dai nonni Fausto e Pompilia che temevano di non riuscire a vedere un secondo nipotino: infatti, Silvio, tardando ad arrivare, non è stato conosciuto dai nonni e, purtroppo, anche Fausto, pur avendo giocato con loro, non li ricorda.

La memoria dei miei suoceri è anche radicata nella Villa di Grottaferrata poiché, nel 1948 Fausto e Pompilia avevano acquistato una casa in campagna, tra pini e cipressi secolari ed un grande cedro del Libano: qui, per una decina di anni Fausto ha trascorso, con la famiglia, frequenti soggiorni, godendo di un eccezionale panorama dei Castelli Romani; tutto questo contesto non poteva non sollecitare, in un pittore, l’esigenza di creare per sé uno Studio in cui rifugiarsi per dipingere; ecco perché, negli anni ’50, Fausto realizzò, all’interno della proprietà acquistata, poco distante dall’edificio di abitazione, un piccolo alloggio, sopra un’antica costruzione romana con la volta a crociera, macroscopico reperto archeologico, compreso nel parco della tenuta, tra altri che impreziosiscono la zona limitrofa al paese.

Lo studio di Fausto

nel parco del villino di Grottaferrata

Interno dello studio,

a Grottaferrata

Dopo la nascita del nostro Fausto, Pompilia, più volte aveva manifestato la sua volontà che questa proprietà, in località Grottaferrata, fosse affidata ad Antonio e me, perché desiderava che ci giocasse il nipotino (ancora unico) e fu così che, per tale suo tenace desiderio, d’accordo con mio cognato Pierluigi, Antonio ed io, alla morte di Pompilia, cominciammo a prenderci cura dell’intera proprietà.

Lo studio di Fausto costruito

sopra il reperto archeologico romano

Salottino all’interno

del reperto archeologico – taverna

Ecco perché, oggi, lo Studio di Fausto ai Castelli Romani, è un complesso che, realizzato architettonicamente in una fiabesca armonia tra il rustico e l’antico, resta immerso in un piccolo parco con oleandri e olivi, strutturato con gradoni ad anfiteatro. Sul muro esterno della proprietà, un pannello di travertino richiama l’attenzione dei passanti, che possono leggerne il nome inciso a grandi caratteri : – Villa Pompilia – . Anche nella Villa di Grottaferrata, sono quindi radicati e custoditi i teneri ricordi dei miei suoceri, di Antonio e dell’infanzia dei nostri figli.

Il parco con i gradoni ad anfiteatro Un angolo della taverna

Per concludere dunque questo intenso ricordo di Fausto e Pompilia, cerco espressioni adatte e non ne trovo, perché i sentimenti sono rimasti vivi nel mio cuore e si accavallano, testimoniando di essere sopravvissuti alla morte di Fausto, di Pompilia e di Antonio, mentre le parole non riescono ad esprimere le sollecitazioni dello spirito. Ecco perché voglio salutare i miei suoceri soltanto con quella parola semplice, usuale e breve che è l’unica capace di contenere ed esprimere l’ineffabile :

- Grazie Fausto, Grazie Pompilia, della vostra tenera accoglienza.

Grazie di avermi donato il vostro Antonio.

Questo ricordo affettuoso , nel sito dell’ “Associazione Fausto Pirandello”, è l’omaggio a voi,

di DORA . -

(Cliccare sulle foto per ingrandirle)